L’opera completa è costituita da 10 immagini fotografiche realizzate da Giorgio Racca, stampate in formato 100 x 70 cm su carta fine art Hahnemuehle Photo Rag Bright White 310g, integrate da un intervento pittorico ad acrilico di Lucio Maria Morra. Si tratta dunque di un’opera a quattro mani.
Il progetto fotografico di Giorgio Racca nasce dall’idea di realizzare il ritratto di Milly, giovane donna appena passata attraverso diagnosi, terapia e post terapia per un cancro al seno. Un ritratto in dieci immagini che affermasse la scelta di Milly di fare della malattia un percorso di affinamento della persona e allo stesso tempo portasse in primo piano ciò che Milly vuole vivere a dispetto dei pregiudizi: bellezza, maternità, erotismo, intimità, sesso, pace.
Alle 10 fotografie sono stati attribuiti, per associazione alle posture corporali, i titoli indicativi di altrettanti stati o caratteristiche vitali: bellezza, pace, benessere, riequilibrio, maternità, erotismo, futuro, intimità, forza e consapevolezza.
A quel punto l’impulso del primo autore è stato quello di travalicare sia lo standard del prodotto fotografico, sia la modalità creativa individuale, per infondere più energia all’opera e per alimentare con una rinnovata sfida la propria traiettoria artistica. Così ha invitato il secondo a interagire.
Tra gli eclettici interessi di Lucio Maria Morra si riscontra lo studio de I KING, l’antico Libro dei mutamenti cinese. A questo millenario testo sapienziale, utilizzato tradizionalmente come oracolo, ha rivolto la sua attenzione fin dalla giovinezza, dedicandogli recentemente una serie pittorica di 64 tele tuttora in corso d’opera. Si tratta di una rappresentazione dinamica della realtà in cui la vera conoscenza emerge più che dalle situazioni in sé, dalle leggi che ne governano la costante trasformazione. Le diverse circostanze sono raffigurate graficamente da 64 esagrammi, cioè tutte le combinazioni di 6 linee intere (il principio maschile, yang) o spezzate (il principio femminile, yin).
L’idea è stata dunque quella di associare ognuna delle 10 immagini fotografiche, delle 10 istanze vitali fissate dalla macchina, ad un esagramma de I KING e di tracciarne i segni sulle stampe con un gesto pittorico estemporaneo. L’intento era quello di integrare la precisione e la stabilità di un prodotto visivo tecnologico, seppur impregnato di emozioni, con una traccia diretta, istintiva, si potrebbe dire empirica, come salvaguardata nei millenni dalla pittura; e parallelamente di estendere la profondità concettuale dell’opera, di amplificarne la portata e l’impatto. Così è stato.
L’impegno degli autori si è condensato nell’armonizzare i due apporti, nel tenere in equilibrio su un unico foglio di carta due tecniche, due sensibilità, due vissuti, confrontandosi sul piano di una scrupolosa condivisione cromatica, compositiva e dei contenuti, al di là delle parole.
Il titolo PIETRA FILOSOFALE attribuisce all’opera una valenza alchemica. I riferimenti sono molteplici: oltre alla presenza costante di una pietra arrotondata nello scenario, nasce come un’indagine personale sull’elisir di lunga vita, un esorcismo contro la formazione di grumi fisici e mentali, ma soprattutto un riconoscimento della creatività come misterioso elemento catalizzatore nei processi di trasformazione sulla via della Conoscenza, in particolare a fronte delle rischiose reazioni chimiche proprie del percorso artistico, imprescindibili per il compimento di un’autentica Opera.
Una delle 10 immagini di Pietra Filosofale è stata esposta a MyOwn Gallery – Superstudio Più, Milano nel 2019, in occasione della mostra collettiva Ghost Book #5 – Man On The Moon.